Il giudice Angelo De Sanctis era particolarmente stanco quella sera, aveva affrontato un caso particolarmente impegnativo, riguardo a una società che commerciava gioielli, la Diamonds & Jewels. Infatti il giudice aveva la netta sensazione che dietro a quella attività ci fosse un giro di droga o chissà. Ma per quella sera basta pensare al lavoro, voleva solo andare a riposarsi, era distrutto; poi alla vista del figlio Emanuele, uno scioperato perditempo, gli venne il nervoso fin da fargli venir male alle tempie: ma non fece commenti, era troppo stanco.
Il figlio uscì borbottando che quella sera si sarebbe visto con qualche amico, De Sanctis non disse niente e si cambiò per andare a letto.
L'ispettore
guardò un po' disgustato il pugnale conficcato nel torace, poi chiese ad un agente: "Come avete fatto a trovarlo?" il poliziotto disse: "Mi hanno chiamato dal tribunale, il giudice De Sanctis doveva presentarsi alle sette e come vede ora è mezzogiorno passato". "Capisco" disse l'ispettore sovrappensiero, perché la sua attenzione era rivolta verso un piccolo biglietto che sporgeva da sotto il letto, l'ispettore si chinò e lo raccolse: c'era scritto "Impresa teatrale Lo Piccolo". L'ispettore porse il biglietto insanguinato all'agente con aria interrogativa. Questo disse: "Ma sì, certo Edgar Lo Piccolo, una vendetta!". L'ispettore chiese: "E per cosa?". L'agente disse: "Due anni fa, lei non c'era ancora, il giudice De Sanctis aveva fatto chiudere un teatro, mandando in rovina Edgar Lo Piccolo".
L'ispettore
infine disse: "Allora, andiamo a trovare questo signor Lo Piccolo, ah, un ultima cosa agente, il figlio del giudice?". "Non so dove sia, una signora del primo piano l'ha visto uscire ieri sera, poco dopo l'arrivo del giudice De Sanctis."
Nicola Livaro sorrideva compiaciuto e poi disse: "Hai sentito la buona novella, socio?". Il secondo titolare della Diamonds & Jewels
sorrise anche lui e disse: "Oh sì".
"Ispettore
Wild, non nego che il giudice De Sanctis sia stato la mia rovina, ma ucciderlo e in quel modo …". A quel punto, l'ispettore Wild estrasse il biglietto che aveva trovato e lo porse a Lo Piccolo; questi disse con voce irosa: "Mi vogliono incastrare! Le giuro, io in questa faccenda non c'entro!". L'ispettore si recò con Lo Piccolo fino alla centrale per un ulteriore interrogatorio.
Lo Piccolo non aveva nessun alibi, ma mancavano prove per poterlo arrestare.
L'ispettore
stava tornando a casa, era confuso e ripensava all'arma del delitto, un pugnale che non sembrava appartenere alla vittima, ma si ricordò anche che non era un'arma qualunque, era un pugnale antico che doveva valere molti soldi. L'ispettore Wild esclamò: "Ma certo, chi altri poteva avere un movente per uccidere, se non Nicola Livaro!". Nella sua mente si firmò un'immagine confusa che mise lentamente a fuoco: Nicola Livaro conosceva la passione che il giudice nutriva verso le armi antiche e pensò bene di corromperlo in modo che potesse chiudere un occhio sui suoi traffici di droga, regalandogli un costosissimo pugnale antico. Forse Livaro si era recato a casa del giudice offrendogli il pugnale, il giudice l'aveva rifiutato e Livaro, preso dall'ira, l'aveva accoltellato colpendolo con un colpo ben assestato in pieno petto, poi aveva preso il cadavere e l'aveva infilato nel letto; tutto coincideva tranne un piccolo dettaglio: il giudice era in pigiama e non avrebbe mai ricevuto una persona in pigiama e a quell'ora, ma chi poteva essere se non Livaro?
Livaro aprì la porta, l'ispettore Wild gli porse un pugnale, poi disse: "E' un bel pugnale antico, costa molti soldi, un regalo un po' inconsueto, non trova?".
Il titolare della Diamonds & Jewels confermò di aver regalato quel pugnale per corrompere il giudice, ma negò più volte di averlo ucciso e in più aveva un alibi di ferro.
Ma gli interrogatori non erano finiti, perché alla centrale c'era Emanuele De Sanctis che era stato finalmente rintracciato.
L'interrogatorio sembrò non avere risvolti particolari, il giovane aveva passato la notte con degli amici e la mattina dopo aveva vagato per la città ubriaco.
Emanuele si
recò verso l'uscita, pensò :"E' andato tutto bene, devo stare calmo", peccato che un piccolo biglietto scivolò fuori dalla tasca del giovane, cadendo proprio ai piedi dell'ispettore Wild. Egli lo raccolse per porgerlo a Emanuele, ma una volta che l'ebbe letto lo lasciò cadere: sul biglietto c'era scritto "Impresa Teatrale Lo Piccolo". Era uguale la biglietto trovato sul luogo del delitto.
In una frazione di secondo, l'ispettore Wild capì: il figlio aveva ucciso il padre, sia per l'odio che nutriva per lui, sia per la grande eredità che gli avrebbe lasciato.
Emanuele De Sanctis estrasse la pistola e sparò, ma subito dopo capì di aver commesso un gravissimo errore, infatti il biglietto non era una prova sufficiente per accusarlo dell'omicidio di suo padre.
Non riuscirono a
condannare Emanuele De Sanctis per l'omicidio di suo padre, ma per l'omicidio dell'ispettore Wild.
Alberto
(classe IIA scuola media statale Matteotti, Torino, primavera 2001)