Non tutti i
delitti iniziano con un omicidio, alcuni con un furto. Se volete che vi racconti quest'episodio mettetevi a sedere e ascoltatemi attentamente, perché è stato veramente un giallo quello che per due giorni si è svolto in casa Cerio.
….Tutto
iniziò quella notte buia e tempestosa. Papà era partito durante il giorno per motivi di lavoro, in casa eravamo rimasti soli: mamma, mio fratello Giovanni ed io. Prima di andare a letto guardammo una cassetta comodamente sdraiati sul divano. Quando venne l'ora del solito cioccolatino serale, mi recai in cucina per prendere la scatola, ma, con gran stupore, la trovai aperta con i dolci mezzi mangiucchiati e sparpagliati qua e là. Mistero! Chi avrebbe mai potuto aprire quel contenitore?
Qualcuno aveva commesso un furto con scasso. Subito pensammo ad uno scherzo, ma quando ci accorgemmo che mancavano altri oggetti tra cui un affilato coltello da cucina, in casa calò una tensione palpabile. Nessuno osava più parlare…
Mamma con tono serio disse : "Ragazzi ! Un bel gioco dura poco. Avanti, ditemi chi di voi due ha mangiato i cioccolatini e nascosto il coltello." Nessuna risposta. Mio fratello dichiarò di non essere stato lui, rimanevo solo più io, che, angosciosamente, scossi la testa in segno di negazione. Mamma ci ordinò di chiudere tutte le finestre, nel frattempo telefonò a papà spiegandogli la situazione.
L'ora era tarda, andammo a dormire col cuore in gola. Nel bel mezzo della notte sentimmo rumori ed urla ripetute provenienti dalla soffitta. Nessuno di noi osava andare a vedere cosa stava accadendo in quell'angolo buio della casa. Con ansia, aspettammo il mattino che arrivò presto.
Facemmo finta che niente fosse accaduto, anche se impossibile, perché c'era un bicchiere rotto con gocce di sangue accanto. Mamma andò a chiamare il vicino, che, fornito di torcia e rastrello andò a ispezionare la soffitta.
Era tutta sottosopra ma nessuna traccia del ladruncolo. Il tramonto stava per calare e ci aspettava un'altra dura notte. Scoccate le undici ci venne in mente di mettere un leggero strato di farina sul pavimento e per le scale, in modo da poter identificare le impronte del colpevole. Come la notte precedente si ripeterono gli stessi frastuoni e le grida prolungate.
La mattina, appena alzati, corremmo subito a vedere il risultato della nostra trappola. Le impronte c'erano ed anche numerose…Vennero esposte diverse ipotesi. Io dissi che era un gatto, mamma una faina, solo Giovanni pensò ad un goloso orso bruno. Gli eventi erano chiari, questo animale sconosciuto aveva mangiato dei cioccolatini con il whisky, si era ubriacato e in soffitta, dove si era rifugiato, andò a sbattere contro un muro urlando dal dolore.
Ah! Ancora un momento di pazienza!!! Anche senza l'aiuto della sig.ra Fletscher abbiamo portato a termine quest'indagine. Dimenticavo... resta ancora irrisolto il giallo del coltello.
Carolina
(classe IIA scuola media statale Matteotti, Torino, primavera 2001)